Il nuovo studio del King’s college di Londra è arrivato ad analizzare 74 geni che contribuiscono al successo scolastico. Il genetista Plomin: «Siamo a un punto di svolta». Ma la tesi su cui si basano le ricerche è controversa. Insomma, sembra proprio che sia tutta una questione di geni. Sarebbe scritta nelle microscopiche molecole del Dna la propensione o meno ai buoni voti. E ben presto potrebbe bastare uno screening per prevedere i risultati scolastici. Ne sono convinti i ricercatori del King’s College di Londra che hanno sviluppato un nuovo test che valuta la presenza di 74 geni cruciali per il proseguimento negli studi.Insomma, sembra proprio che sia tutta una questione di geni. Sarebbe scritta nelle microscopiche molecole del Dna la propensione o meno ai buoni voti. E ben presto potrebbe bastare uno screening per prevedere i risultati scolastici. Ne sono convinti i ricercatori del King’s College di Londra che hanno sviluppato un nuovo test che valuta la presenza di 74 geni cruciali per il proseguimento negli studi.
Le controversie
Sia chiaro,non è il primo studio del genere del King’s College e la tesi su cui si basa la ricerca è (almeno per ora) controversa perché propende per la predeterminazione genetica a scapito di tutti i fattori «ambientali» e familiari che influenzano il rendimento e la continuità degli studi. Non a caso, i dati dell’Ocse nel 2014 hanno smentito le «teorie geniche» del King’s College. Eppure i ricercatori londinesi - capeggiati dal genetista del comportamento Robert Plomin che era arrivato a proporre ai ragazzi un test sul Dna per aiutarli a scegliere la scuola giusta - proseguono convinti sulla stessa rotta. E sono arrivati alla definizione di un nuovo test genetico, pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry, che secondo loto al momento è il più efficace strumento per predire un comportamento umano sulla sola base del Dna, e in futuro potrebbe essere usato per identificare gli studenti a rischio abbandono scolastico che necessitano di un programma educativo ad hoc .
Il campione di 6mila giovaniIl campione di 6mila giovani
La sua efficacia è stata sperimentata per ora su un campione di quasi 6.000 giovani, di cui sono stati considerati i voti ottenuti in matematica e inglese a 7, 12 e 16 anni di età. I risultati dimostrano che «le differenze di rendimento tra gli studenti sono dovute quasi per il 10% al solo Dna», come spiega la prima autrice dello studio, Saskia Selzam. Se questo 10% può sembrare una cosa di poco conto, sottolinea la ricercatrice, bisogna ricordare che la differenza di genere fra maschi e femmine spiega solo l’1% della variabilità del rendimento scolastico, mentre la determinazione `pesa´ per il 5%.
«Siamo a un punto di svolta»«Siamo a un punto di svolta»
«Siamo ad un punto di svolta, per quanto riguarda la capacità di predire sulla base del Dna quelli che sono i punti di forza e di debolezza nell’apprendimento di un individuo» aggiunge il genetista del comportamentoPlomin, che da anni conduce studi sui gemelli per scoprire il collegamento tra genetica e comportamenti umani. Secondo Plomin, il nuovo test del Dna «potrebbe essere usato per prevedere se un bambino rischia di avere difficoltà nell’apprendimento, in modo da sviluppare programmi di supporto personalizzati in base alle sue esigenze».