Salve, sono un genitore e vorrei raccontare la mia esperienza nel gestire le problematiche educative della scuola primaria. Ho un figlio, Nicolas, che ha adesso 11 anni ed ha appena terminato la 5° elementare con una media di voti dal 7 all’8.
Cominciamo dall’inizio. Ho iscritto mio figlio alla prima elementare a Milano alla Scuola Statale sita in viale Luigi Bodio, in una classe che era composta per i tre quarti da extracomunitari e per un quarto da italiani. Dopo pochi mesi l’insegnante d’Italiano si lamenta che Nicolas è distratto e non socializza con gli altri. Inoltre, mi dice, non è uniformato agli altri. Per sottolineare il fatto mi racconta un episodio, nel quale lei aveva disegnato un’ape alla lavagna ed aveva chiesto ai bambini della classe di ricopiarla sul loro quaderno. Mi racconta che tutti avevano disegnato l’ape come alla lavagna e che mio figlio invece aveva variato il soggetto, disegnando “l’ape mostro”, e che questo era ovviamente un indice della sua diversità. Io ricordo di averle risposto che ero contento che mio figlio fosse un bambino creativo e che pensasse con la sua testa invece di percepire soltanto l’ambiente per quello che era. L’insegnante dissentiva e diverse volte durante l’hanno scolastico ha incitato me e mia moglie a vedere uno psicologo. Per il primo anno siamo riusciti a sviare la pressione che ci veniva fatta in quella direzione.
Nicolas supera la prima con molti commenti negativi da parte degli insegnanti. Inizia la seconda elementare e subito, dopo un mese, l’insegnante di Italiano riprende la sua insistenza per far vedere Nicolas ad uno psicologo. Ribadisce che non socializza e che è sempre distratto, inseguendo le sue fantasie.
A nulla valgono le mie rimostranze sul fatto che, a mio parere, per un bambino la vita interiore è importantissima, che Nicolas a me appariva molto desideroso di capire, ma il metodo nozionistico della scuola attuale lo penalizzava. Io e mia moglie, per cercare di acquietare le acque, andiamo a parlare con la Dott.ssa indicataci dall’insegnante d’Italiano e scopriamo che è una psichiatria del reparto di Neuropsichatria infantile di Milano.
Parlando con lei, minimizziamo le difficoltà evidenziate dalle insegnanti, sottolineando che a parer nostro non c’è nessun problema. La situazione si calma per qualche mese, ma poi l’insegnante d’Italiano riparte all’attacco, cercando di mettere in cattiva luce me e mia moglie, perché secondo lei “non ci preoccupavamo del futuro di Nicolas e delle sue difficoltà”. Decidiamo di toglierlo dalla scuola e di fargli terminare la seconda elementare sfruttando la possibilità della scuola parentale. Mia moglie si fa dare il programma da svolgere e si occupa dell’istruzione di Nicolas preparandolo per gli esami di seconda elementare, che Nicolas supera da privatista (con le stesse insegnanti) con la media del 7. Visto però che le relazioni con gli insegnanti erano compromesse, ci trasferiamo da Milano a Madone, in provincia di Bergamo, dove mia moglie ha una casa, e lo iscriviamo in terza ad una Scuola Statale a Capriate San Gervasio. Dopo il primo mese la nuova insegnante d’Italiano inizia con le sue proteste sul rendimento di Nicolas. Secondo lei, lui è indietro con il programma e questo lo rende incapace di stare al passo con il resto della classe. Noi la rassicuriamo dicendole che se ci lascia un po’ di tempo, Nicolas recupererà e raggiungerà la preparazione del resto della classe. Per tutto l’anno, Nicolas ha usato tutto il suo tempo per studiare e fare compiti. Usciva da scuola alle 17 e poi faceva compiti fino alle 20, e così anche il sabato e la domenica, quando anche noi genitori eravamo impegnati ad aiutare lui a passare attraverso le molteplici richieste della scuola. La nostra vita sociale, ovviamente, si è interrotta perché non restava tempo per fare nient’altro. Nonostante il nostro impegno, l’insegnante di Italiano continuava a lamentarsi dello scarso rendimento.
Mi sono allora rivolto a mio padre e mia sorella, entrambi insegnanti, per verificare con loro i soggetti di studio d’Italiano e scopro, con grande sorpresa, che l’insegnante di Italiano di Nicolas stava portando avanti il programma di 5° elementare, nonostante fossero solo in 3°!! Chiedo ragguagli e lei mi spiega che questi sono i suoi standard. Arriviamo con fatica a fine anno e Nicolas supera la terza elementare.
All’inizio della quarta elementare, dopo poche settimane, ricominciano le pressioni per mandare Nicolas a parlare con uno psicologo e per fargli avere un insegnante di sostegno. La situazione diventa insostenibile, anche perché c’erano continue allusioni al fatto che io e mia moglie sembrava “non volessimo il bene di Nicolas”. A gennaio decidiamo di ritirare Nicolas dalla scuola e farlo seguire da un’insegnante privata, che lo seguirà per la quarta e la quinta. Nicolas ha poi superato facilmente gli esami sia di quarta che di quinta. Lo abbiamo iscritto alla Scuola Secondaria per iniziare la prima media e confidiamo che le cose andranno meglio. Nicolas è un ragazzo sempre contento e sorridente, spiritoso e creativo. Disegna, fa foto e video che elabora con il suo IPad. Ha probabilmente un futuro nel mondo della grafica video. Va molto più d’accordo con gli adulti che con i ragazzi della sua età ed è molto interessato alle persone.
Mi rendo conto che la scuola non riesce a prendersi cura dei ragazzi in modo competente e personalizzato. In parte è dovuto alla mancanza di strumenti, in parte alla mancanza di preparazione degli insegnanti. Senz’altro c’è un problema culturale relativo al considerare i bambini tutti uguali. Questa idea di cercare di “uniformarli” viola il principio umano di essere se stessi. La scuola dovrebbe aiutare i bambini a tirar fuori le loro abilità intrinseche, invece di sottolineare continuamente le loro mancanze e difetti. Io e mia moglie, certi di questi principi, abbiamo lottato per difendere il diritto all’istruzione di nostro figlio.
Ci rendiamo conto che non tutti i genitori riescono a mantenere la loro posizione con la stessa determinazione e caparbietà con cui io e mia moglie abbiamo agito e che spesso questo crea problemi all’interno delle famiglie. Pensiamo che sia necessario cambiare i concetti culturali del diritto all’istruzione e sono rimasto molto contento quando ho scoperto l’iniziativa del Movimento CULTURALE PENSARE oltre (http://www.pensareoltre.org/) ed ho visto la vostra incessante attività culturale ed i principi che vengono spinti, che io e mia moglie condividiamo in pieno. Grazie per quello che state facendo.
Alessandro e Clara