Sono mamma di un ragazzo di 14 anni che 4 anni fa è stato diagnosticato come BES (presunto disturbo dell’attenzione focalizzata) e di una bimba allegra e piena di fantasia di 7 anni. Dal primo anno di elementari la sua insegnante ha avuto la convinzione che potesse avere dei disturbi di comportamento e apprendimento. Mia figlia fin dall’asilo ha dimostrato curiosità, molta indipendenza e un carattere socievole. Alle elementari si è trovata improvvisamente a dover stare seduta cinque ore con un metodo frontale, vecchio e obsoleto. Mia figlia non corrispondeva ai canoni che richiedevano le insegnanti ( non dico la scuola ma gli insegnanti perché sono loro che fanno la scuola ); io non volevo che potesse succedere come a mio figlio grande.
Queste presunte diagnosi lo hanno portato ad avere ansia verso la scuola e grandi insicurezze verso se stesso. Anche durante gli anni alla scuola media le cose non sono andate meglio, anzi.
Vorrei concludere con la risposta che mi ha dato mia figlia quando le ho detto che la sua insegnante esigeva più impegno nello studio della matematica: «Mamma, a me piace studiare ma non troppo perché altrimenti mi si chiude il buco della fantasia». Io allora le chiedo cosa intendesse, e lei: «sì, mamma il buco della fantasia serve per rimanere bambini e per essere felici, liberi e coraggiosi».
Io ci ho pensato e ho guardato mia figlia con commozione e orgoglio. Ho capito che non ha alcun disturbo, semplicemente non è disposta a barattare la sua enorme fantasia con l’aridità del nozionismo.
Anonima