Dobbiamo credere nei nostri bambini

  • Posted on:  Lunedì, 02 Luglio 2018 08:41
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Ora Gabriele ha 12 anni, ha finito la prima media ed è un ragazzino sereno, sveglio e dalla mente aperta.

Ma ha rischiato di non essere così.

Nel 2012 Lele cominciò il suo primo anno di scuola elementare e dopo pochi mesi, immediatamente prima di Natale, le maestre ci convocarono per comunicarci le difficoltà del bambino a porre attenzione alle lezioni, a stare fermo nel banco e a mantenere in ordine le sue cose. Ricordo che io sorrisi.

Premetto che da un paio di anni era avvenuta la mia separazione dalla madre ed i rapporti erano tesi anche se non drammatici. In quell’occasione però lei prese la palla al balzo per esprimere tutte le sue convinzioni che il piccolo avesse qualche disturbo adducendo a un presunto carattere ereditario nella sua famiglia.

Ne volle parlare con la pediatra di Gabriele; la quale, anche di fronte all’esibizione dei quaderni ed ai racconti fatti, si dimostrò molto serena chiudendo con un semplice “è semplicemente piccolo, lasciatelo crescere”. La cosa però non andava bene alla madre che decise di voler approfondire ulteriormente le sue ragioni e prese un appuntamento con un noto neuropsichiatra infantile.

Andai all’appuntamento convinto che si sarebbe rivelato inutile ed invece, sull’insistente racconto della madre il professore escluse categoricamente le mie ragioni adducendo che “i padri non vedono mai certi problemi” e sentenziò, semplicemente scambiando qualche parola con il bambino dopo averlo fatto camminare su una linea del pavimento, che si trattava di un sicuro caso di ADHD per cui sconsigliava i test presso le strutture pubbliche che avrebbero comportato il ricovero del bambino e caldeggiava la propria clinica dove per 2.400 euro avrebbe condotto i test e redatto la relazione per la direzione scolastica. ADHD? Mai sentita nominare e presi tempo, mentre la madre che invece insisteva sull’urgenza.

Fu a questo punto che incontrai Pensare Oltre e cominciai a documentarmi conoscendo un mondo a me sconosciuto. Un mondo fatto di congetture e opportunismo in cui, a farne le spese, sono i bambini. Mi resi conto del business strisciante dei “disturbi” e del pressapochismo nell’emettere diagnosi e prescrizioni.

Ovviamente mi opposi a proseguire con test senza alcuna valenza scientifica e dall’esito scontato e di contro ricevetti una notifica dal tribunale a seguito della richiesta della madre di togliermi la patria potestà per poter procedere ad urgenti terapie mediche.

Ne seguì un procedimento giudiziario e mi preparai alla prima udienza. Tramite PENSARE Oltre entrai in contatto con una nota pedagogista che andai a trovare a Roma presso l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare. La dottoressa mi raccontò delle menzogne sui “disturbi” e delle conseguenze di una bollatura ADHD per un bambino. Con il materiale fornito produssi una lunga nota difensiva e mi presentai davanti ai giudici. Il collegio era assolutamente impreparato sulla materia e, dopo aver espresso la mia opinione, dispose un incontro tra la pedagogista e la madre di Gabriele, nonché il deposito in tribunale della prima pagella del piccolo ed una ulteriore udienza prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.

La pagella presentò voti positivi, la madre rifiutò categoricamente l’incontro a Roma e alla nuova udienza tutto si chiuse con un nulla di fatto e la vicenda si chiuse lì. Ho salvato mio figlio…

Da quel momento ho sempre seguito l’argomento “disturbi” e ho dato ascolto e raccontato la mia esperienza a decine di genitori che sono incappati in questo sconfortante mondo. In alcuni casi le storie che raccontavano erano davvero devastanti, fatte di paure di trattamenti farmacologici. Poveri bambini! A tutti ho sempre consigliato di informarsi tanto, studiare, seguire PENSARE Oltre e, soprattutto, credere nei propri bambini.

Agostino

Letto 2882 volte Ultima modifica il Lunedì, 14 Gennaio 2019 14:51

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