Pubblichiamo questo estratto dal suo libro, che l'autrice ha voluto regalarci. Ringraziamo sentitamente non solo per questo contributo ma per l'ispirazione che con poche parole restituisce ad ogni genitore la vera e essenziale responsabilità educativa verso ogni piccolo.
"Riporto il passaggio dove mi rivolgo al mio bambino che chiamo "cucciolo""...
"(...) Ma quello che volevo farti capire più di tutto, cucciolo, era che non eri un nostro giocattolo, non eri “di proprietà”, mia o del papà. Non ti volevamo plasmare indipendentemente dal tuo carattere, anche se eri una lavagna intonsa o quasi, non pensavamo di riuscire a fare con te ciò che non eravamo riusciti a fare con noi stessi: rimanevamo in ascolto, in ascolto delle tue preferenze, delle tue inclinazioni e non delle nostre. Il nostro obiettivo era fare di te, amore mio, un essere indipendente capace di volare con le proprie ali, il più rapidamente possibile. Avremmo cercato di fare del nostro meglio, consapevoli del fatto che il mestiere di genitore era l’unico mestiere dove non si potevano dare le dimissioni, un mestiere ingrato perché sicuramente avremmo sbagliato e avremmo sicuramente continuato a sbagliare pur essendo in buona fede, in totale buona fede. (...)
(...) Avrei anche cercato di non fare di te un piccolo monopolista e non mi riferivo ovviamente ad un giocatore in erba di Monopoli, i giochi di società tra l’altro non erano più di moda. Non volevo far di te un piccolo protagonista ad ogni costo, volevo insegnarti a stare da solo per mezz’ora, a giocare con gli altri bambini senza dire costantemente “è MIO”, a disegnare con delle matite colorate su della carta bianca anche se penso che tuo padre avrebbe rivendicato questo “diritto”. Non volevo barattare il tempo che non passavo con te contro una mezz’ora di TV, una mezz’ora di parcheggio, come volevo insegnarti il francese e l’italiano in maniera corretta e quindi – un’ulteriore conferma – niente tata dell’Ovest, potevi stare tranquillo: avresti dovuto vedertela con noi, solo con noi anche perché avresti dovuto rinunciare a dei nonni come li avevo avuti io. I nonni di oggi erano giovani e desideravano occuparsi dei fatti loro (...)"
Beatrice Gomez