Estratto dall'articolo di Lorenza Pleuteri
Con l'inizio dell'anno scolastico si riapre l’eterno dibattito: compiti sì o compiti no? La discussione, basta scorrere i commenti online, torna a infiammare, dividere, opporre. E qualcosa intanto si muove, nella direzione auspicata dal fronte abolizionista. Aumenta infatti il numero di scuole, elementari e medie, in cui si applicheranno modelli organizzativi e didattici che non prevedono compiti extra a casa.
Le scuole senza compiti, dalle elementari alle medie
Il progetto pilota, portato avanti nell'anno scolastico 2016/2017 in 34 classi elementari di Biella e provincia, sarà ripetuto dagli istituti “apripista” e replicato in altre primarie della cittadina piemontese (arrivando a un totale di 80 classi) e in 30 classi di scuole medie sempre del biellese e delle province di Milano, Trapani e Verbania. Ma guai a ridurre la questione solo ai compiti. Cinzia Sabatino, insegnante e referente locale della sperimentazione, tiene a spiegare: “L’abolizione o la riduzione dei compiti non è una premessa, ma la conseguenza di una diversa organizzazione dell’orario scolastico e del modello didattico applicato. C’è più tempo, in sintesi, per fare in classe le attività di consolidamento”.
Come sono organizzate le scuole senza compiti
“Parliamo di scuole a tempo pieno e modulari, con due o tre rientri pomeridiani. Le ore di lezioni non vengono più divise per materia, ma accorpate. Le maestre raggruppano in uno stesso periodo l’apprendimento di alcune discipline di studio, suddivise in tre cicli: letterario, scientifico, artistico. I primi due cicli si alternano ed il terzo li accompagna sempre, senza interruzione. Si scelgono gli argomenti da trattare e se ne sviluppa uno per volta, con questo approccio interdisciplinare. I compiti non ci sono più, però è un effetto della riorganizzazione e non una condizione di partenza o un’esigenza di mamme e papà”.
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