di Redattore Sociale
Sono 507 le agriscuole in Italia che fanno parte del progetto “Orto in condotta” dell’associazione Slow Food.
I libri, i quaderni e le penne non bastano più per imparare le scienze, la matematica e l’italiano. Adesso servono anche rastrello, zappa e semi da piantare. Così i bambini che coltivano un orto a scuola diventano più svegli e curiosi. A dirlo è l’associazione Slow Food che ha messo a confronto le risposte date a un questionario sottoposto ad alcuni alunni delle elementari e medie che coltivano un orto, con quelle dei bambini che non lo fanno.
L’idea di mettere banchi e cattedra tra i campi è nata nel 2004 quando l’associazione ha realizzato il progetto “Orto in condotta” coinvolgendo scuole primarie e dell’infanzia. Oggi, a 10 anni di distanza, sono 507 le agriscuole presenti in tutt’Italia, con un trend in crescita, dato che sempre più genitori preferiscono che i loro figli imparino a conoscere l’ambiente e a rispettarlo.
Spiegare come si pianta un seme, come si zappa il terreno, quando si coglie un frutto per poi arrivare a mangiarlo, permette ai più piccoli di scoprire i segreti della natura osservandoli direttamente, senza dover guardare solo delle figure da un libro di testo.
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