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Non è mai troppo tardi…

  • Posted on:  Venerdì, 30 Gennaio 2015 14:57
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Dott. Elia Roberto Cestari

Nel 1960 la Rai dava avvio a un programma televisivo intitolato: Non è mai troppo tardi; corso d’istruzione popolare per il recupero dell'adulto analfabeta, un programma didattico che offriva un’istruzione di base a chiunque ne fosse privo, grazie alla progressiva diffusione del mezzo televisivo.

Nel 1940 veniva completata la costruzione del muro che isolava il ghetto di Varsavia: da quel momento per tutti gli ebrei che si trovavano al suo interno era ormai troppo tardi. Il 6 Agosto del 1945 tra i passanti nel centro di Hiroshima, qualcuno notò certamente il rumore di un aereo lontano: per tutti loro era ormai troppo tardi.Non sempre “non è mai troppo tardi”.

Potrebbe davvero essere troppo tardi, se continuerà a diffondersi la moda dei disturbi dell’apprendimento.

Sempre più spesso c’è chi sostiene che se un bambino legge male, se sbaglia troppo a fare i conti, se scrive facendo troppi errori il motivo è che è: “dislessico, discalculico, disgrafico, ecc.” e che questi disturbi sono dovuti ad alterazioni cerebrali e/o genetiche e non possono essere modificati.

Molti accettano queste definizioni e queste spiegazioni, senza nemmeno riflettere, come se tutto fosse logico e normale. Non c’è nulla di logico, purtroppo, tantomeno di normale, parlare di scientifico davanti a questi “fenomeni” sarebbe improponibile…Non vi sono prove scientifiche oggettive, come affermano invece i promotori dei disturbi dell’apprendimento, che nei cervelli di questi bambini vi siano alterazioni, al di là di qualsiasi disquisizione su questo o quello studio scientifico.

Vi é infatti un elemento che ci dimostra in modo inequivocabile che non vi sono prove scientifiche oggettive dell’esistenza di queste presunte alterazioni: il sistema di “diagnosi”( la parola “diagnosi” è tra virgolette perché qui il significato è solo metaforico).

Se esistesse un qualsiasi esame strumentale oggettivo che rilevasse una specifica alterazione, quello sarebbe lo strumento principale, se non l’unico, per fare diagnosi, nessuna discussione, o ipotetico dubbio, nessun quiz o batteria di domande per fare una diagnosi, come invece accade oggi.


Se ne deduce dunque che le prove, scientifiche concrete e inconfutabili, non esistono. Si tratta allora di un errore di logica e di metodologia scientifica.

Per comprendere meglio, possiamo fare un reale esempio medico: la febbre è una manifestazione che possiamo misurare, esiste, così come certamente esistono bambini con difficoltà in matematica, di lettura o di scrittura, ma dire che ogni volta che appare la febbre, il fenomeno sia causato sempre e solo da una sola presunta alterazione di un certo organo o apparato (senza nemmeno un riscontro oggettivo) è un’insensatezza di fronte alla quale ogni medico che si rispetti scuoterebbe il capo.


Alcuni insegnanti sembrano accettare queste nuove definizioni insensate… inconsapevoli di spalancare le porte al decadimento del loro ruolo e posto di lavoro, vanificando lo scopo dell’insegnamento in genere e della pedagogia.

Proprio questa visione riduzionistica e meccanicistica infatti, cioè quella che se un bambino sbaglia troppo a fare i calcoli, il motivo è il disturbo del calcolo, o il disturbo della lettura se ha problemi con le parole ecc., e se i cervelli affetti dai disturbi non possono essere modificati (come viene affermato), la domanda che ne consegue è: ma allora a cosa servono gli insegnanti?

Basterà avere dunque un bel programma didattico televisivo con tanti psicologi e psichiatri per diagnosticare tutti quelli che non ce la fanno? Infine se anche i cervelli potessero essere modificati, un compito di tale genere non spetterebbe certo a maestri e docenti…

Anche alcuni genitori cadono nel medesimo tranello, ritenendo di aver finalmente trovato una risposta a eventuali difficoltà dei propri figli a scuola, ma una spiegazione che giustifica tutto non sarà mai la soluzione ad un problema.

Non è ancora troppo tardi prima di minare le fondamenta della professione d’insegnante, possiamo ancora fare in modo che tra 20 o 50 anni i nostri nipoti abbiano scuole e insegnanti e non un televisore e una diagnosi per ogni problema della propria vita. Sembra fantascienza, irrealtà, sono cose che non accadranno mai? …

Questo è quello che pensavano anche gli ebrei del ghetto di Varsavia, gli abitanti del centro di Hiroshima e molti altri nella storia del genere umano.

 

Dott. Elia Roberto Cestari

Letto 6287 volte Ultima modifica il Mercoledì, 03 Febbraio 2016 14:31