di Alessia de Falco & Matteo Princivalle
Urlare non serve a nulla
Sulle urla, il pedagogista Daniele Novara ci ha scritto perfino un libro, “Urlare non serve a nulla” (BUR, 2014). Daniele Novara ci suggerisce che: “Il genitore efficace, sul piano dell’educazione, è quello che non si abbandona alla rabbia. Non si offende e non fa ritorsioni, non fa l’amicone dando quella confidenza che è pronto a ritirare violentemente alla prima occasione, non vuole trasformare e plasmare i figli a proprio piacimento”. L’urlo è la conseguenza naturale di questi comportamenti “scorretti”. L’urlo, piuttosto che una vera e propria strategia educativa, è una reazione emotiva esasperata.
Possiamo sintetizzare il pensiero del pedagogista con la massima: ai bambini non bisogna urlare, ma parlare. A patto di saper come fare. Evitare le urla non significa evitare le regole e i divieti, ma impostare una via diversa, quella delle regole non negoziabili.
Spesso leggiamo commenti in cui si sostiene che “i ragazzi di oggi non ascoltano e non obbediscono, urlare è l’unico modo per farsi ascoltare”. Noi non siamo d’accordo. Questa frase, solitamente, nasconde un passato fatto di concessioni e accondiscendenza. Le generazioni attuali sono sensibili ed intelligenti tanto quanto quelle che le hanno precedute; semplicemente, hanno imparato che l’autorità (dei genitori come degli insegnanti) può essere ignorata senza curarsi delle conseguenze. I nostri ragazzi non hanno bisogno di adulti urlanti, ma di adulti forti, fermi.
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