di Alessia de Falco & Matteo Princivalle
Lettura scelta da “Un genitore quasi perfetto”, di Bruno Bettelheim
C’è una differenza abissale tra l’acquisire l’autodisciplina attraverso l’identificazione con le persone che si ammirano, ed essere irreggimentati a forza, o addirittura con la violenza. Imporre la disciplina ai bambini tende a essere controproducente, se non addirittura nocivo ai fini che il genitore si propone. Quanto ai castighi, può darsi che trattengano il bambino dal fare quello che non dovrebbe, ma non gli insegnano l’autodisciplina; per fare questo esistono metodi certamente più efficaci.
l genitore che, lasciandosi trasportare dalle emozioni suscitate in lui dalla cattiva condotta del figlio, lo punisce, ci penserebbe due volte a farlo e non si sentirebbe più dalla parte della ragione, se invece di camuffare il suo gesto da metodo educativo, ammettesse con se stesso di essersi lasciato trascinare dall’emozione. In caso contrario, riuscirà forse a ingannare se stesso, ma non il figlio. Quello che i bambini imparano dalle punizioni è che forza e diritto coincidono, quando saranno abbastanza grandi e forti, cercheranno di rifarsi; perciò tanti bambini “puniscono” i loro genitori comportandosi in un modo che sanno li addolora.[…]
Qualsiasi punizione, fisica o psicologica, ci pone contro la persona che l’ha inflitta. E a questo proposito non dobbiamo dimenticare che le ferite psicologiche possono fare più male e durare più a lungo di un dolore fisico. […]
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