di Elisabetta Tonni
L'aspetto sociologico e quello pedagogico a confronto
La sociologa, Chiara Saraceno, ha affrontato la situazione in una chiave di contesto sociale mutato rispetto al passato. Il cambiamento registrato nella vita familiare non si è registrato nell’organizzazione della durata dell’anno scolastico. Tutto è ancora impostato sull’idea ormai remota che “le mamme stanno a casa e le nonne sono sempre disponibili“.
Chiara Saraceno non entra nel merito dell’effetto sui bambini di fruire di vacanze così lunghe, nonostante questo le venga attribuito e nonostante si sia attirata per sua stessa ammissione “le ostilità degli insegnanti, che sono prevalentemente donne“. Secondo la sociologa, esperta di famiglia, non è in discussione il periodo di vacanza, ma come questo viene ripartito. Come spiega meglio, “Il punto non è fare meno vacanze ma organizzarle in maniera diversa: bisognerebbe farle più spezzettate, come succede in altri Paesi, evitando un’interruzione così lunga“.
Per il pedagogo Ernesto Sarracino, invece, bisogna guardare al benessere del bambino. Tre mesi di vacanza ci stanno tutti per far staccare la spina anche agli studenti giovani, i quali – proprio in virtù della loro età – una volta tornati in aula, sono in grado benissimo di riprendere il ritmo. Semmai si scaglia contro i genitori sempre pronti a caricare di aspettative i propri figli, chiedendo loro una ripresa immediata e positiva. In un’intervista a Setteserequi.it ha affermato “Oggi vedo genitori caricare i figli di ansie e stress e vivere la scuola con aspettative troppo alte. Dall’altro lato c’è una situazione scolastica che, non certo per colpa degli insegnanti, fatica a far vivere agli alunni il piacere di imparare“.
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