L’Associazione Calligrafica Italiana, compiuti più di vent’anni di attività, dopo aver svolto un ruolo fondamentale per il revival della calligrafia italiana, assistendo purtroppo in questi tempi ad una degenerazione grafica della scrittura, ritiene di dover prendere posizione in merito all’insegnamento della calligrafia a scuola.
Il 18 aprile 2010 si è tenuta a Milano la prima giornata di studio e discussione di un piccolo ma affiatato gruppo di lavoro, in seguito ce ne sono state altre che sono culminate nel corso di formazione “La calligrafia ritorna a scuola” che si è tenuto nell’arco di 7 domeniche dal 6 marzo al 5 giugno 2011. Nel 2012 si è tenuta la seconda edizione di questo corso, nelle date 5 e 12 febbraio, 4 e 18 marzo e 1 aprile. Il corso ha visto come al solito la partecipazione di docenti esterni come Giorgio Bollani e Michela Borean. Tale corso ha l’obiettivo di formare degli esperti che possano tenere corsi nelle scuole primarie.
Il gruppo di lavoro, che si riunisce sporadicamente, al momento è costituito da: Anna Ronchi, Antonia Campanella, Enrica Ventura, Francesca Gandolfi, Francesco Ascoli, Regina Invernizzi, Maria Lucente, Silvia Sala, Maria Eugenia Roballos, Alessandra de Lellis, Alex Barocco, Patrizia Cianci, Emanuela Brazzoduro, Giusi Merola, Andrea Liserre, Anna Barone, Elena Fossà, Roberta Spagnolo, Barbara Stocco, Chiara Magagnoli, Federico Bianchi, Francesca Biasetton, Gabriela Carbognani, Gabriele Grandi, Lidia Aceto, Paola Trioschi, Susanna Melchiorri.
Il gruppo di lavoro è aperto ad altri collaboratori o a persone come gli insegnanti che desiderano dare la loro testimonianza del problema o proporre idee.
Siamo felici e orgogliosi di poter annoverare tra i nostri sostenitori e simpatizzanti alcune personalità che si distinguono per sostenere l’importanza della calligrafia a scuola, quali Gianfranco Zavalloni, Giorgio Bollani e Michela Borean.
Zavalloni, insegnante e ora dirigente scolastico, autore di “La pedagogia della lumaca”, Editore EMI, 2009, da anni si batte per il ritorno della calligrafia a scuola; siamo lieti di condividere con lui questa battaglia incruenta ricca di fantasia e valori.
Giorgio Bollani è un ottico optometrista di Milano che ha avviato molti anni fà una campagna nazionale (con Federottica) per sensibilizzare e formare gli insegnanti sulla corretta postura e prensione durante la scrittura e la lettura. Attualmente Giorgio Bollani ha ripreso l’attività nell’ambito del P.E.A.V. Proteggi Educa Allena la tua Visione. Per maggiori informazioni: www.peav.org
Michela Borean è una psicologa e psicoterapeuta che ha collaborato con il Laboratorio di Analisi Cinematica della S.C. di N.P.I. dell’I.R.C.C.S. materno-infantile Burlo Garofolo. Lavora sulle disgrafie ed è autrice del libro “Il corsivo dalla A alla Z”, Ed. Erickson, l’unico testo italiano approfondito sul tema dell’insegnamento del corsivo.
In questi due anni di attività intensa ci siamo resi conto dell’importanza di sensibilizzare gli insegnanti al tema della calligrafia e abbiamo prodotto un “libretto”, per il momento solo in formato digitale (pdf) intitolato “Bentornata calligrafia”. Riteniamo sia uno strumento importante per dare informazioni e sostenere la nostra opinione che perdere la calligrafia o semplicemente la capacità di scrivere a mano sia un danno incalcolabile per i nostri bambini.
In attesa di trovare il modo miigliore per diffondere questo libretto, chi lo desidera ne può fare richiesta, scrivendo a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
L’insegnamento della calligrafia a scuola
Purtroppo a scuola, lentamente, anno dopo anno, l’insegnamento della calligrafia è stato abbandonato. Si sono fatte strada due opinioni: la prima è che non si debbano costringere i bambini ad eseguire faticosi esercizi che portano ad una scrittura standardizzata, uniforme, con perdita di individualità. Si dimentica che la scrittura, per il suo compito di essere veicolo di comunicazione, deve rispettare delle regole, dei canoni, non è invenzione, libera espressione come il disegno, per esempio. E oggi ci accorgiamo dei danni di tale tendenza, ci sono moltissimi bambini e ragazzi che hanno una scrittura illeggibile: un gravissimo problema che si riversa sulle insegnanti e un danno per loro stessi. I casi di disgrafia sono in aumento, per non parlare della dislessia. I bambini con difficoltà di scrittura e di lettura possono trarre beneficio da esercizi di scrittura mirati, ritornando a sperimentare direttamente le forme, con le dita (tramite il tatto) o con il braccio o il corpo intero (esplorando lo spazio).
La seconda opinione, che si sta facendo strada recentemente, è che lo scrivere oggi sia inutile, in presenza di mezzi veloci e potenti e sempre più diffusi come i computer.
A queste due tendenze, che faranno emergere il problema in tutta la sua gravità nei prossimi anni, si aggiunge un fatto reale che è l’impreparazione dei formatori sotto il punto di vista grafico. Si pensa che scrivere una ‘o’, un cerchio con un trattino di uscita, in direzione antioraria piuttosto che oraria sia la stessa cosa, invece l’effetto sulla leggibilità è tremendo. I maestri della vecchia generazione sapevano bene insegnare a scrivere la lettera ‘o’ in senso antiorario! Tante abitudini si sono perse, tra cui la tenuta della penna, la postura. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, maestri e genitori. Sono molte le richieste di aiuto, ci sono bambini che fanno una fatica tremenda a scrivere, che hanno una scrittura caotica (disordinata è un complimento), i cui testi non si possono più leggere.
Pensiamo davvero che i ragazzini possano sostituire la scrittura manuale con un qualche sistema di digitazione di lettere? Potranno avere un computer a scuola per scrivere i temi, o per riempire le caselline di test, potranno prendere appunti velocemente all’università usando una tastiera, per quanto comoda possa essere? È possibile che dobbiamo affidare alla tecnologia la risoluzione dei nostri problemi?
La nostra cultura è fondata sulla scrittura
Ci sembra pericoloso buttare via tutto, salvo pentircene quando si osserva che i casi di disgrafia (o dislessia) sono in aumento.
Vogliamo citare una frase di Gerrit Noordzij, tratta da “Il tratto. Teoria della scrittura”, Edizioni Sylvestre Bonnard, nuova edizione italiana del suo saggio del 1982. Gerrit Noordzij è olandese, è un anziano grafico e calligrafo, un insegnante molto stimato in Olanda e nel mondo.
“La scrittura contemporanea [invece] viene ignorata, e resta un giocattolo nelle mani di pedagoghi che a loro arbitrio mettono a repentaglio l’intera civiltà. Quest’ultima affermazione sembrerà esagerata, ma cos’altro è la civiltà occidentale se non la comunità culturale che si serve della scrittura? I pedagoghi si vantano di non infastidire i bambini con un’introduzione alla scrittura, e così facendo minano alle fondamenta la civiltà occidentale. Lo spaventoso aumento dell’analfabetismo comincia con la negligenza della scrittura da parte della scuola.”
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Perché è importante insegnare a scrivere
L’insegnamento della scrittura è trasversale alle altre materie. L’aspetto della forma delle lettere non può essere separato dai contenuti, e questi due aspetti formano un tutt’uno con la personalità di chi scrive. Per questi motivi è una disciplina fondamentale e formativa per i giovani.
Francesco Ascoli, nel suo libro scritto a due mani con Giovanni de Faccio “Scrivere meglio”, Ed. Stampa Alternativa & Graffiti, 1998 dichiara: “Se comprendiamo che lo scrivere è un’azione che combina una parte razionale e una irrazionale di una persona, capiamo anche che l’acquisizione della capacità di scrivere ha una notevole importanza sullo sviluppo dell’essere, non solo perché rappresenta un grande mezzo di comunicazione che completa quello gestuale e verbale, ma perché, in fase di apprendimento, incide sull’equilibrio della personalità. L’addestramento alla scrittura è quindi un evento molto importante e se ben condotto favorisce un’armonica evoluzione della persona”.
Le regole nella formazione delle lettere si riflettono nella successione di queste, nel loro concatenamento per formare parole, gli elementi e le strutture del nostro linguaggio.
Scrivere non è disegnare. Il bambino deve progressivamente fare questa conquista che è sia una conquista grafica che linguistica. Le regole grafiche hanno il loro corrispondente nelle regole della grammatica.
Per essere in grado di scrivere il bambino deve gradualmente sviluppare delle capacità visive/spaziali e manuali. Anche questo è un processo di maturazione, nel quale il bambino deve essere guidato. Per scrivere servono i movimenti fini della mano (non così facili per tanti bambini che usano poco le loro mani) e un buon coordinamento motorio necessario per rendere facile e automatizzata la propria scrittura.
I modelli di scrittura
È un grave errore scrivere sia in stampato maiuscolo che in minuscolo. Lo stampato maiuscolo deve essere considerato propedeutico. Va bene come avvicinamento alla lettoscrittura per le sue forme semplici ma in seguito durante la 1a elementare deve essere sostituito (può sopravvivere nelle intestazioni, nei titoli, nei cartelloni).
Generalmente come abbiamo verificato in un nostro sondaggio effettuato nelle scuole primarie, si passa poi allo stampato minuscolo.
Insegnare questa forma è stato un grosso errore. Credo che la ragione di tale scelta stia nel fatto che si voglia dare ai bambini lo stesso stile che essi leggono sui libri stampati. Ma qui c’è un grosso equivoco. Il minuscolo stampato si può considerare lo scheletro dei caratteri da stampa, ma questi non sono adatti per la scrittura. Dobbiamo assolutamente distinguere l’arte della stampa (la tipografia) dalla calligrafia: il carattere come è stato sviluppato per la stampa (prendendo a modello delle scritture usate nei manoscritti del ‘400-’500) non è adatto ad essere scritto in maniera fluida e scorrevole.
Il ductus di questa scrittura è infatti qualcosa di speciale, necessita di una certa lentezza e accuratezza di scrittura dovuta ai frequenti stacchi della penna e alla necessità di terminare le aste precisamente sulla linea di base. Insomma, i gesti sono spezzati, non sono naturali e fluidi come nelle scritture corsive. Infatti sono numerose le scritture di bambini in cui le lettere come ‘a’, ‘n’, ‘m’, ‘u’ sono spezzate, il bambino non ha la cura necessaria per tenere uniti i tratti.
La non continuità tra lettera e lettera rallenta e spezza il gesto scritto e questo ne fa uno stile non adatto alla scrittura veloce.
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All’interno del gruppo di lavoro abbiamo iniziato una riflessione sui modelli di scrittura insegnati, che attualmente sono ben quattro: il maiuscolo, il minuscolo stampato e il corsivo (maiuscolo e minuscolo). E tutti vengono generalmente insegnati in 1a. Sono quattro forme grafiche (allografi) per lo stesso suono. Il bambino in questa fase iniziale deve comprendere il valore fonetico delle lettere e deve anche imparare quattro forme diverse dal ductus ben distinto.
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Citiamo un altro libro fondamentale per noi: “Il corsivo dalla A alla Z”, di Blason, Borear, Bravar e Zoia, ed. Erickson, 2004.
“Riteniamo che questa pratica [l'apprendimento simultaneo di più allografi] sia fonte di notevole confusione per i bambini, imponendo un carico eccessivo per la memoria e ostacolando una buona acquisizione degli schemi motori necessari alla formazione delle lettere. Per contro, l’apprendimento dei diversi allografi dovrebbe avvenire in modo graduale, con l’introduzione di un nuovo sistema allografico soltanto dopo la completa acquisizione di quello precedente.”
Dal punto di vista pratico, le differenze di questi quattro tipi di scrittura sono molteplici.
Le maiuscole sono geometriche, schematiche (e infatti ben si adattano ad un primo approccio con le lettere); il minuscolo va eseguito con tratti spezzati ma che devono congiungersi, la spaziatura non è facile, i tratti si eseguono perlopiù dall’alto in basso; il corsivo invece si esegue dalla linea di base spingendo in sù la penna e ha delle maiuscole oramai “barocche” con troppi ricciolini. Troppe differenze di ductus, troppe forme da ricordare, servirebbe una semplificazione.
Qui si apre una fase di studio tesa alla semplificazione, eventualmente all’introduzione di un’unica forma di scrittura con le sue maiuscole e minuscole.
L’Associazione Calligrafica Italiana, dopo quasi 20 anni di attività di insegnamento nei corsi per adulti ritiene di avere ora un ruolo da compiere nelle scuole. Questo consiste nella sensibilizzazione, nella diffusione di un metodo corretto e nella formazione di insegnanti o di calligrafi che possano svolgere dei laboratori nelle scuole.
Anna Ronchi (coordinatrice del progetto)
Scritto da adl domenica 27 novembre 2011
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