La scuola ed i nostri figli

  • Posted on:  Martedì, 15 Ottobre 2013 09:57

Lettera aperta di un gruppo di insegnanti e genitori

Scuola e disturbi dell'apprendimento: "dislessia", "discalculia", "disortografia".....Siamo sicuri che questa sia la strada giusta per formare bene i nostri figli, cittadini del domani?

Pubblicato il 08/07/2009 alle 10:19

La scuola italiana sta vivendo in questi ultimi anni cambiamenti che ne stanno snaturando l'essenza e la funzione: istruire e formare le nuove generazioni.

Da un decennio circa la scuola è sotto osservazione e "monitorata" da enti e associazioni pubbliche e private, estranee al mondo della scuola, che stanno proponendo soluzioni insolite,  inusuali e di dubbia efficacia, per risolvere le problematiche legate all'istruzione.

Con l'utilizzo di screening e progetti vari, l'attenzione è stata deviata  dalla vera didattica per incanalarla verso problematiche di carattere medico-psicologico che nulla hanno a che fare con l'ambiente scolastico, nella ricerca e individuazione di presunti disturbi psichici negli studenti.

Preoccupanti in particolare sono le iniziative anche a livello istituzionale in merito ai cosiddetti disturbi dell'apprendimento, come "dislessia", "discalculia", "disortografia", ecc..

Con una manipolazione del linguaggio si sta cercando di far passare per "disturbi" di origine neurologica gli errori nella lettura, nella scrittura e nel far di conto dei nostri alunni, errori che esistono da sempre.

Oggi in molte scuole dove queste teorie sono entrate, un  ragazzo che fa errori di scrittura, calcolo o lettura, viene segnalato, certificato poi come dislessico, disortografico o discalculico e con questa certificazione seguirà poi percorsi individualizzati alla stregua di un portatore di handicap o di un diversamente abile, come dir si voglia, in quanto le sue difficoltà vengono stigmatizzate e tradotte in "disturbi mentali".

Sulla base di queste "teorie", chi  non potrebbe avere un disturbo dell'apprendimento ed essere al riparo da una diagnosi psichiatrica?

Qualunque insegnante può trasformare un alunno in un soggetto affetto da tale disturbo: è sufficiente che spieghi male o che non sappia insegnare.

Attualmente c'è addirittura in discussione in Commissione Istruzione al Senato una legge sulla dislessia che tra le altre, cose sollecita screening di massa preventivi in tutte le scuole, a partire dalla scuola dell'infanzia. Sulla base di test cronometrati e con punteggi del tutto arbitrari, i bambini che non rientrano nei parametri saranno i futuri disabili incanalati in un percorso scolastico differenziato, che ne farà degli incapaci.

Ad esempio in un alunno che fa errori  nella lettura non solo non vengono individuate le parole che non ha capito e che lo portano a sbagliare, ma gli viene inculcata l'idea che i suoi errori sono dovuti ad un suo disturbo mentale e che per questo non dovrà più leggere, ma  potrà utilizzare strumenti sostitutivi, come ad esempio audio libri.  Per tutta la vita non solo non migliorerà le sue capacità, ma non ci proverà neanche.  Alla fine di un percorso di studi avremo un bambino che non saprà leggere, convinto di essere portatore di  un handicap per sempre. Come si può considerare questo un aiuto o la risoluzione di un disagio?

Per non parlare dei genitori, che si troveranno i propri figli etichettati disabili, parcheggiati in una scuola che non ha tenuto in nessun conto i  percorsi educativi e didattici intrapresi, le unità di apprendimento affrontate in classe, l'ambiente familiare e il contesto sociale in cui sono inseriti, né tanto meno la possibile incapacità dei docenti di trasmettere il sapere.  

Avremo una scuola che si limita, attraverso degli "specialisti", a discriminare gli studenti  sollecitando il corpo docente ad utilizzare strumenti compensativi e misure  dispensative.

Questi alunni  passeranno da una classe all'altra senza aver acquisito alla fine neanche la strumentalità di base necessaria alla loro autonomia, destinati ad un sicuro fallimento, ad un abbandono scolastico con effetti negativi a pioggia su tutta la nostra società.

Riteniamo che sia la scuola a dover essere migliorata, indirizzandosi in particolare alle metodologie didattiche e alle programmazioni funzionali, ponendo particolare attenzione sulla qualità dell'insegnamento piuttosto che su presunte incapacità genetiche dell'alunno.

Occorre riportare la scuola alla sua funzione didattico-educativa, così che possa dare un reale contributo alla società in termini di persone istruite e competenti.

Pertanto noi, insegnanti e genitori, chiediamo che vengano messe al bando queste dannose e demagogiche teorie "innovative", perché è in gioco il  futuro dei nostri figli e della nostra società.  

 

Avv. Andrea Di Francia - vecchio insegnante e nonno

Dott.ssa M. Paola Casali - genitore/pedagogista     

Andrea Pirrone - genitore/insegnante              

Andrea Trentini - genitore/educatore

Antonella Nesti - genitore

Domenico Mileto - insegnante

Chiara Masiero - zia                                

Angelo Lunetti - genitore

Denise Fasanelli - zia

Andrea Vice - genitore

Laura Gatti - genitore/insegnante   

Celestina Schmidt - genitore

Antonella Raschetti - insegnante

Marco Pezzotti - genitore

Paola Leonardi - genitore/insegnante

Mario Casiraghi - genitore

Maria Vallias - genitore

Annalucia Mantovani - genitore

Giovanna Leone - insegnante

Marina Pogliani - genitore

Marta Padova - insegnante

 

Estratto da:

 

http://www.newsfood.com/q/ff5ed949/lettera-aperta-di-un-gruppo-di-insegnanti-e-genitori/

Letto 15722 volte Ultima modifica il Martedì, 11 Dicembre 2018 14:59

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